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Queer di Luca Guadagnino alla mostra del cinema di Venezia 2024

today16 Settembre 2024

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Luca Guadagnino ha portato al Festival di Venezia 2024 il suo audace film Queer, un adattamento dell’omonimo romanzo di William S. Burroughs, che esplora il desiderio represso e l’isolamento umano attraverso una lente stilisticamente densa e profondamente simbolica. Ambientato nella Mexico City degli anni ’50, Queer segue la vita solitaria di William Lee (interpretato da un eccezionale Daniel Craig), un expat americano tormentato e in cerca di una connessione emotiva e fisica, la cui ossessione per il giovane Eugene Allerton (Drew Starkey) lo trascina in un viaggio di desiderio irrisolto.

Il film si discosta dal romanzo originale in molti aspetti, offrendo un’esperienza cinematografica più astratta, caratterizzata da una narrazione frammentata e onirica. Guadagnino, già noto per la sua capacità di rappresentare in modo unico il desiderio umano, porta sullo schermo un’opera audace e complessa. Le immagini suggestive e i toni surreali creano un’esperienza visiva che amplifica i temi della solitudine e della ricerca di significato di Lee. Le sequenze lente e cariche di tensione emotiva, come quelle in cui Craig fuma in una stanza d’albergo illuminata da neon, si alternano a momenti più surreali che rappresentano i conflitti interni del protagonista.

La performance di Daniel Craig è stata universalmente elogiata. L’attore dà vita a un personaggio intrappolato tra la disperazione e la speranza di un’intimità che sembra sfuggirgli continuamente. La sua interpretazione fisica e intensa esprime perfettamente la lotta interiore di Lee, mentre la regia di Guadagnino accentua il suo isolamento e il desiderio mai pienamente espresso. Drew Starkey, nei panni di Eugene, offre un contrasto affascinante, incarnando un giovane che è al tempo stesso oggetto di ossessione e simbolo della libertà irraggiungibile.

Tuttavia, nonostante i suoi momenti di bellezza visiva, Queer ha suscitato critiche per la sua struttura narrativa non convenzionale e per il suo ritmo altalenante. La seconda metà del film, ambientata in una giungla sudamericana, perde parte della tensione emotiva accumulata, con scene di allucinazioni che non sempre risultano convincenti. Le sequenze oniriche, rese attraverso animali in CGI e visioni psichedeliche, si allontanano dallo stile più realistico della prima parte del film, disorientando alcuni spettatori.

Visivamente, Guadagnino mostra la sua abilità nel creare ambienti ricchi di dettagli. La ricostruzione di Mexico City, con i suoi bar fumosi e l’atmosfera decadente, è vibrante e immersiva. Il film utilizza brani musicali anacronistici, come la cover di “All Apologies” di Sinéad O’Connor, che contribuiscono a creare un senso di distacco temporale e a rafforzare il tono surreale dell’opera.

In conclusione, Queer è un film che lascia il segno, un viaggio sensoriale e mentale che sfida le convenzioni narrative e cinematografiche. Guadagnino offre una riflessione audace sulla natura del desiderio, dell’isolamento e dell’identità, pur rimanendo fedele al suo stile estetico e visivamente ricercato. Nonostante alcune critiche riguardo alla frammentazione della trama e alla sua seconda metà meno incisiva, il film si conferma come un’opera distintiva nel panorama cinematografico contemporaneo.

All’interno del cast compaiono Daniel Craig, Drew Starkey, Lesley Manville, Jason Schwartzman e Henry Zaga.

Recensione a cura di Lorenzo Giacomiti per Bedda Radio alla Mostra del cinema di Venezia

Scritto da: Andrea Lo Gioco


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